L’intarsio come passione
4-25 settembre 2016
Inaugurazione domenica 4 settembre ore 11
Ingresso libero.
Pro Loco Castelfranco Emilia Corso Martiri 318 – Tel. 320.8112280
Martedì e venerdì dalle 10 alle 12
Sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19
LUCIANO BANDIERI: pazienza e conoscenza
È opinione diffusa che, per dipingere un quadro, si debba per forza ricorrere a pennelli e colori. Come molte opinioni comuni, anche questa ha avuto clamorose smentite nelle vicende artistiche nel secolo scorso ed anche in questo.
Il francese Dubuffet, per esempio, utilizzò i materiali più vari, comprese… ali di farfalla. Burri riuscì a rendere le ferite fisiche e morali della guerra con vecchi sacchi sbrindellati, tele e lembi ammuffiti. Fontana semplificò ulteriormente il suo procedimento accanendosi sulla tela a colpi di bisturi.
La premessa potrebbe apparire eccessiva per introdurre un discorso sulle tarsie a mosaico di Luciano Bandieri (Casinalbo, 1935, castelfranchese per adozione). Un lavoro di infinita pazienza ma anche di conoscenza, il suo. Conoscenza dei vari legni e della loro resa cromatica, della loro consistenza, della loro durata.
Se Giuseppe Maggiolini, ebanista e intarsiatore milanese del quale ogni artigiano vorrebbe conservare nel suo ‘caveau’ almeno un cassettoncino, se Maggiolini dicevo, usò fino a 86 tipi diversi di legno, il castelfranchese non credo sia molto al disotto di questa cifra. Quelli che, da vittima del laminato plastico, riesco a ri-conoscere, sono il noce, il pero, il mogano, il pioppo. E mi fermo qui per non fare brutta figura.
Conoscenza, dicevo, ma anche pazienza: ciascuno dei ‘pezzi’, che sono di formati diversi, richiede tre mesi di lavoro. In cinquant’anni Bandieri ne ha realizzati oltre 200.
A questo punto una precisazione è opportuna: Bandieri, che non vende i suoi la-vori, è ben lungi dal considerarsi un ‘artista’ e i riferimenti iniziali gli procureranno una leggera irritazione. D’altra parte, chi lo conosce (e a Castelfranco tutti lo cono-scono e Io stimano per i 54 anni passati nel suo chiosco a vendere biglietti per le corriere) e sa la passione che mette in questa attività dovrà convenire che la classificazione di hobbista gli va stretta, anche se quella di artista è forse impropria. Allora, come collochiamo il Nostro (col quale ho dovuto insistere per avere l’auto¬rizzazione a scrivere queste righe)?
Luciano è una persona sensibile che, pur senza avere studi accademici o letture impegnative, ha rincorso per tutta la vita un’idea del Bello che lo ha aiutato nel più difficile dei ‘mestieri’: quello di vivere.
Ferruccio Veronesi
(5 maggio 2010)